Bavose
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Animaletti che non rappresentano certamente “l’incontro inaspettato” dalle nostre parti. Fino a non molto tempo fa non le consideravo neanche grande ragione di interesse, se non che frequentando i fondali tropicali, mi sono accorto che spesso mi ritrovavo a fotografarle.
Così, come del resto mi è accaduto anche in altri casi, mi sono detto perché non osservare meglio le specie di casa; sono lì a pochi passi e sono anche tante, possibile che siano tutte così insignificanti rispetto alle loro cugine dei mari caldi?
Riconosco che immergersi alla ricerca di bavose può suscitare anche una certa ilarità, ma confesso di averlo fatto, ricavandone anche le mie piccole soddisfazioni fotografiche.
Foto a parte, sono animali apparentemente timidi ma allo stesso tempo estremamente curiosi e se gli si concede il giusto tempo, possono regalare interazioni divertenti ed interessanti.
Vivono tipicamente nella zona di marea o poco più, alcune specie raggiungono anche una ventina di centimetri come nel caso della Bavosa ruggine (Parablennius gattorugine) anche se mediamente si aggirano sugli 8-10 centimetri. Il corpo è privo di squame e ricoperto di muco, di qui il nome comune non particolarmente nobile.
Dalle nostre parti la colorazione di fondo risulta spesso scura, con qualche eccezione come nel caso della Bavosa bianca (Parablennius rouxi) e con tonalità che tendono al verde e al marrone; ciò non di meno, sopra questo sfondo spesso sono disegnate marezzature e trame fatte di colori assai più sgargianti.
Tipici della famiglia sono i “cornetti” sul capo (tentacoli cefalici) che spesso contribuiscono con la livrea per la determinazione della specie. Nella foto sotto un esemplare di Bavosa cornuta. Questa specie normalmente presenta tentacoli cefalici molto più sviluppati, particolare che in questo caso potrebbe trarre in inganno per il suo riconoscimento, ma il grande numero di diramazioni secondarie corte e sottili che partono dai due tentacoli principali, è una delle caratteristiche peculiari della specie.
Le bavose sono prive di vescica natatoria, ma d’altra parte passando la vita a “camminare” sul fondale, non se ne farebbero gran che. Appartengono alla famiglia dei blennidi (Blenniidae), ordine perciformi (Perciformes), al quale appartengono buona parte dei pesci che possiamo normalmente incontrare in immersione.
In un unico “tuffo” al Trave (mitico punto di immersione del Conero) non è difficile incontrarne 5 o 6 specie diverse, solitamente raggruppate in clan più o meno numerosi, spesso affacciate da piccoli buchi o tane improvvisate come valve di molluschi morti.
Personalmente ne ho riconosciute 9 specie diverse nella nostra zona, ma probabilmente ce ne saranno di più. La Bavosa ruggine, la mediterranea, la bianca, la cornuta e la cervina, sono le specie in cui ci si imbatte più frequentemente. Più difficili da vedere sono la Bavosa sanguigna e soprattutto la guance gialle. La Bavosa pavone e la Bavosa sfinge, invece, sarebbero anche abbastanza comuni, ma per la loro abitudine a vivere a profondità decisamente risibili, spesso sfuggono all’occhio del subacqueo.
Credo che per gli appassionati di fotosub siano un soggetto interessante e assai “formativo”. Una sorta di palestra per allenare l’abitudine a cogliere l’attimo, approcciare il soggetto con pazienza e cercare la giusta illuminazione e sfondo, il tutto in una condizione spesso agevole. Comunque, anche senza una macchina fotografica, questi “pesciolini” sono un vero spasso!
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